Senatrice Mariolina Castellone

“La valigia della libertà”, la storia di Sibilla Barbieri e la necessità di una legge sul fine vita

Ieri pomeriggio, nell’aula dei gruppi di Montecitorio, insieme al Presidente Giuseppe Conte, al Vice Presidente della Camera Sergio Costa e alla mia collega Alessandra Maiorino, con lo spettacolo di Valentina Petrini “La valigia della libertà”, abbiamo voluto raccontare la storia di Sibilla Barbieri.
Sibilla era un’attrice e autrice di successo. Colpita da un tumore, dopo dieci anni di lotta, quando il male aveva invaso oltre il 70% del suo corpo, chiese di mettere fine alle sue sofferenze e di morire in casa sua, nel suo letto, con accanto i figli e le persone che più aveva amato. Ma in mancanza di una legge in materia, la sua Asl le negò il permesso e l’assistenza.
Sibilla, grazie anche al coraggio del figlio Vittorio, è dovuta andare in Svizzera, in una clinica privata, per vedere riconosciuto il suo diritto a non soffrire e a morire con dignità.
Ma la battaglia di Sibilla non è morta con lei. Oggi quella battaglia è diventata la nostra. In Parlamento sono attualmente in discussione ben quattro proposte di legge sul fine vita di cui si sta occupando un comitato ristretto del quale faccio parte.
Proprio ieri, a margine dello spettacolo, la Presidente Alessandra Todde ha annunciato che anche la Sardegna presto varerà una legge regionale in merito, come è stato fatto a febbraio già dalla Regione Toscana grazie al Presidente Eugenio Giani che pure era presente ieri con noi.
Ma serve una legge nazionale per evitare che ci siano differenze tra cittadini che vivono in zone diverse del Paese.
Questa maggioranza avrà il coraggio di mettere da parte il suo furore ideologico e occuparsi delle persone? Del resto anche la Chiesa ha finalmente mostrato qualche apertura, e io da cattolica dico che proprio perché credo che la vita non sia solo quella biologica, ma anche quella spirituale, non è giustificabile in alcun modo condannare una persona a soffrire quando non c’è più nulla da fare per salvarla.
La malattia non la scegliamo, è imprevedibile, esula dalla nostra volontà. Ma la scelta di come affrontare la malattia e la sofferenza e di quale limite dare alla nostra dignità di persona è un qualcosa che spetta a noi e a noi soltanto.
Nessuna parola ha avuto così tanti significati diversi come “libertà”. Sibilla Barbieri le ha dato anche questo ulteriore significato: libertà di autodeterminazione su come congedarsi da questo mondo, quando si ha una malattia a prognosi infausta breve. Non è un suicidio perché la morte è certo che arriverà a breve. E’ solo la scelta di non soffrire più.
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