𝐕𝐢𝐞𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐦𝐦𝐚𝐥𝐚𝐫𝐬𝐢!
Stando ai risultati di un sondaggio pubblicato da Demopolis cinque giorni fa su La Repubblica, questa sembra essere la preoccupazione principale degli italiani. E come dargli torto. Con una Legge di Bilancio che non prevede investimenti sufficienti per la sanità, liste d’attesa per visite e accertamenti specialistici che arrivano fino a 3 anni, e ticket sui farmaci che ormai costano più delle stesse medicine, in Italia ammalarsi è diventato un lusso.
Chi può permetterselo si rivolge alla sanità privata, che non ha liste d’attesa, mentre chi non può o aspetta (sperando che passi), o più drammaticamente, rinuncia a curarsi. Già oltre 4 milioni di persone hanno rinunciato a cure sanitarie, con conseguenze sociali enormi. E tutto questo accade in Italia, un Paese che ha il diritto alla salute garantito dalla sua Costituzione.
Presentando la Legge di Bilancio, il Governo ha strombazzato 3 miliardi e 750 milioni destinati alla sanità pubblica. Niente di più falso, dal momento che dati alla mano arriveranno meno di 900 milioni. Altro che i 10 miliardi che operatori del settore e sindacati di categoria hanno indicato come cifra minima per garantire cure eque e di qualità per tutti.
La soluzione? Noi ce l’abbiamo: portare la spesa sanitaria almeno al 7% del PIL; che sarebbe comunque poco rispetto al 10 o al 12% di altri paesi dell’UE. A tale scopo si potrebbero recuperare risorse tagliando le spese davvero inutili, in primis le armi, e non i fondi di altri ministeri importanti come quello dell’Istruzione, dell’Università, delle Infrastrutture.
Ulteriori entrate ci sarebbero anche aumentando il costo di uno dei principali nemici della salute di tutti: le sigarette. Da tempo ho proposto di portarne il prezzo di un pacchetto ad almeno 10 euro. Arriverebbero nelle casse dello Stato oltre 12 miliardi da investire in medici, infermieri, ospedali. 𝐌𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐆𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐞 (𝐨 𝐟𝐢𝐧𝐠𝐞 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐫𝐞) 𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐢𝐝𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐚𝐢 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚𝐝𝐢𝐧𝐢.